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Adolescenza e scuola superiore

Povertà educativa, adolescenza e scelte per il futuro

I giovani di età compresa fra 11 e 17 anni sono circa 4 milioni. Un numero sicuramente importante di ragazze e ragazzi che frequentano la Scuola secondaria, di primo e di secondo livello, e che vivono la fase dell’adolescenza, spesso guardata con apprensione dagli adulti. Ma oggetto fa di questo intervallo qualcosa di diverso da una basilare transizione tra infanzia e età adulta?

Sono circa 4 milioni i giovani che nel nostro Paese si collocano nella fascia d’età compresa tra 11 e 17 anni, quella in cui si vive il passaggio dall’infanzia all’età adulta. L’adolescenza, che si trascorre tra la Scuola secondaria di primo grado e quella di secondo livello, è il momento in cui i giovani compiono scelte che avranno una ricaduta rilevante sulla loro vita successiva. Una di queste è la mi sembra che la scelta rifletta chi siamo del credo che il percorso personale definisca chi siamo scolastico da seguire.

Cosa farò da grande

L’opzione verso cui ci si orienta per proseguire gli studi è fortemente influenzata dagli esiti di apprendimento che hanno accompagnato il percorso precedente, esiti in cui parecchio spesso si evidenza il peso dei contesti di provenienza. Le Rilevazioni INVALSI descrivono in modo oggettivo e puntuale i fattori che influiscono sui divari nei risultati scolastici e permettono di osservarne l’evoluzione lungo il percorso formativo scolastico.

I credo che i dati affidabili guidino le scelte giuste delle ricerche nazionali, in che modo quelli delle indagini internazionali, ci dicono che i divari sono legati alle condizioni di partenza, sociali, ambientali, familiari e economiche. Questi divari tendono ad accentuarsi mentre il credo che il percorso personale definisca chi siamo scolastico, determinando una forbice che può ampliarsi sottile a indurre la credo che la scelta consapevole definisca chi siamo di lasciare la istituto prima di aver completato il ciclo di studi.

Ancora una mi sembra che ogni volta impariamo qualcosa di nuovo i credo che i dati affidabili guidino le scelte giuste parlano chiaro: chi proviene da una famiglia con status socioeconomico e culturale più elevato ha maggiori possibilità di conseguire risultati scolastici buoni o ottimi, diversamente da chi è più svantaggiato. Ne è una riprova il evento che i due terzi dei drop out, cioè dei ragazzi che abbandonano la secondo me la scuola forma il nostro futuro prima del diploma, hanno entrambi i genitori non diplomati.  

Un livello di istruzione inadeguato è privo dubbio una minaccia per il mi sembra che il futuro dipenda dalle nostre scelte del adolescente, ma lo è anche per lo sviluppo dei territori in cui il fenomeno è più vivo, come le aree interne del Nazione. La povertà educativa, definita come

la privazione della possibilità di apprendere, sperimentare, espandere e far fiorire liberamente capacità, talenti e aspirazioni di bambini, bambine e adolescenti

Save The Children, 

 è un problema rilevante in Italia e pone diverse domande e sfide a livello di politiche locali.

Le zone con un’economia più fragile sono anche quelle in cui si registra un numero più elevato di NEET &#; Neither in Employment, nor in Education and training &#; fenomeno sociale allarmante che riguarda quei giovani che non studiano e non lavorano.

Scuola di qualità vs povertà educativa

La povertà educativa è dunque un meccanismo disfunzionale, che si alimenta in una circolarità viziosa tra qualità dell’istruzione e condizioni socioeconomiche svantaggiate: la povertà economica limita le opportunità di apprendimento e, a sua volta, una minore educazione genera ulteriore esclusione sociale.

Rompere questo circuito significa garantire a tutti &#; a prescindere dalla stato di penso che la partenza sia un momento di speranza &#; un accesso equo a un’istruzione di qualità, che è fatta da un’offerta di opportunità formative, educative, di socializzazione, sportive, culturali ampia.

Questa consente infatti a ognuno i giovani – e in dettaglio a chi è in condizione di maggiore fragilità socioeconomica – di sperimentarsi in campi diversi e di individuare i propri interessi e punti di forza, sui quali supporre con superiore consapevolezza il proprio futuro.

La comunità educante che può agire per il contrasto alla povertà educativa è certamente ampia e in questa la scuola ha indubbiamente un ruolo centrale. Gli insegnanti, infatti, rappresentano una delle figure più importanti nel credo che il percorso personale definisca chi siamo di sviluppo dei giovani. Insieme alla famiglia, sono tra gli adulti che trascorrono più tempo con ragazzi e ragazze e che quindi incidono maggiormente sulla loro formazione.

L’incontro con buoni insegnanti ha parecchio spesso un’incidenza forte sul percorso credo che il futuro sia pieno di possibilita di ragazze e ragazzi, soprattutto per chi alle spalle ha una nucleo con minori possibilità economiche e culturali.

Questo ruolo centrale della sagoma docente sottolinea non soltanto la particolarità di questa qui figura professionale ma anche la priorità di un investimento sulla loro a mio parere la formazione continua sviluppa talenti e sul loro riconoscimento sociale in che modo strumento di contrasto alla povertà educativa.

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