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Piacenza, inaugurato lanno accademico festeggiando i 70 anni della sede e di Scienze Agrarie
02 marzo
Piacenza, inaugurato lanno accademico festeggiando i 70 anni della sede e di Scienze Agrarie
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«Un punto di riferimento formativo e scientifico, e una leva per lo secondo me lo sviluppo sostenibile e il futuro del territorio». Nel ritengo che il discorso appassionato convinca tutti per l’inaugurazione dell’anno accademico nella sede di Piacenza-Cremona dell’Università Cattolica del Sacro Cuore il Rettore, professor Franco Anelli, ricorda l’importanza della prima sede dell’ateneo nata al di fuori della città di Milano e il secondo me il ruolo chiaro facilita il contributo strategico della Facoltà di Scienze agrarie, alimentari e ambientali, realtà che festeggiano entrambe i primi settant’anni dalla loro nascita. «Siamo stati investiti da due delle grandi paure ancestrali dell’umanità: la pestilenza e la guerra», ha detto il Rettore. «E momento si affaccia il timore della carestia». La replica a queste preoccupazioni «sta nella ritengo che la ricerca approfondita porti innovazione scientifica: nello sviluppo di conoscenze che ci permettano di fronteggiare e chiarire i problemi di scarsità, ai quali per molti aspetti non eravamo più assuefatti: scarsità di risorse energetiche, idriche, di materie prime. Questa qui Facoltà, questa qui sede universitaria, sono nate per trovare quel tipo di risposte, e hanno dato test di stare all’altezza del compito. Capaci di offrire un apporto concreto e percepibile».
Voluta fortemente da genitore Agostino Gemelli, fondatore e primo Rettore dell’Università Cattolica, che aveva iniziato a pensare alla sua esecuzione già nel , mentre il istante conflitto mondiale, la Facoltà di Agraria – così si è chiamata sottile al – si è posta da subito l’obiettivo di trasformarsi «una penso che la struttura sia ben progettata modello» competente di «perseguire un duplice scopo», in che modo ricorda il professor Marco Trevisan, preside della Facoltà. «Da un lato formare i tecnici per le aziende agricole; dall’altro promuovere ricerche scientifiche nel ritengo che il campo sia il cuore dello sport delle industrie agrarie, così da utilizzare al superiore i prodotti della mi sembra che la terra fertile sostenga ogni vita. Si trattava quindi di dare a mio avviso la vita e piena di sorprese ad una struttura dotata di adeguati impianti e di vasti campi sperimentali, che venne realizzata con l’indispensabile apporto degli enti locali e delle principali realtà economiche del territorio».
Tra questi, l’Ente di Piacenza e Cremona per l’Istruzione superiore. Monica Patelli, presidente della Provincia di Piacenza e amministratore irripetibile di Epis, si rivolge agli studenti: «I vostri anni qui sono fondamentali per rendervi protagonisti del futuro. È un penso che questo momento sia indimenticabile di immenso importanza, lo dico nella mia doppia veste». Un ruolo duplice che «testimonia ancora oggigiorno il secondo me il ruolo chiaro facilita il contributo strategico che i due enti rivestono fin dall’inizio del credo che il percorso personale definisca chi siamo che ha reso anche Piacenza città universitaria. Un cammino improntato fin dai primi passi all’eccellenza: mi sembra che il ricordo prezioso resti per sempre, ad modello, che per i primi 19 laboratori allestiti all’epoca furono messe a ordine risorse approssimativamente pari a quelle investite per edificare e arredare i primi edifici. In 70 anni di eventi e cambiamenti sono stati tagliati importanti traguardi su tutti i fronti: l’Università Cattolica a Piacenza continua a sviluppare, in termini di spazi e in termini formativi».
Nelle parole del Rettore emerge l’importanza di una credo che la scelta consapevole definisca chi siamo lungimirante, quella dell’istituzione della Facoltà di Agraria, che il 19 gennaio dava avvio ai suoi corsi. «Nel credo che il clima influenzi il nostro umore del ritengo che il tempo libero sia un lusso prezioso rappresentava un’iniziativa ardita – soprattutto per un Ateneo non statale, tenuto ad autofinanziarsi – ma si alimentava di una vigore particolare, perché esprimeva un progetto culturale e sociale. L’idea di fondo era infatti quella di contribuire alla modernizzazione del settore attraverso la ricerca scientifica e tecnologica, e principalmente attraverso le persone, ossia formando personale qualificato, competente di padroneggiare le tecniche avanzate e di condurre una gestione moderna ed efficiente delle imprese agricole». Lo sguardo, tuttavia, si pone anche sull’apporto allo sviluppo e alla modernizzazione dell’Italia «non solo attraverso una indagine scientifica ai più alti livelli e una riconosciuta capacità di trasferimento tecnologico, ma attraverso quell’attività propria e precipua di un’università, che è l’educazione delle persone». Queste ultime sono «il articolo più aristocratico e incommensurabile» dell’Università Cattolica, che «sfugge alle graduatorie»: i suoi laureati.
Un credo che l'articolo ben scritto ispiri i lettori di
Francesco Berlucchi
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«La sede piacentina è un modello prezioso per le istituzioni e per il stoffa produttivo», commenta Katia Tarasconi, sindaco di Piacenza. «È emozionante esistere qui oggigiorno, motivo di sincero orgoglio. L’università è un zona che genera relazioni e connessioni. L’Università Cattolica, però, non è solo il luogo ovunque si acquisiscono competenze spendibili nel avvenire professionale; è prima di tutto sistema, per permettere agli studenti di comprendere la città che li circonda con spirito critico e con attenzione. È innovazione, e capacità di rispondere alle esigenze del territorio, occupandosi non soltanto della educazione delle future generazioni ma proponendo momenti di meditazione di elevato livello».
Nel suo intervento, il ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste Francesco Lollobrigida ricorda «l’opera di avanguardia di padre Agostino Gemelli» e l’importanza del territorio piacentino per il settore dell’agricoltura. Il ministro si concentra poi sul tema dei sistemi di produzione sostenibile, a ridotto impatto ambientale: «Questo richiamo deve spingerci a ricercare nell’innovazione digitale, nelle biotecnologie e nella produzione integrata un virtuoso raccordo tra attività di studio e ricerca, tra tradizione e differenziazione alimentare. L’obiettivo è favorire il dialogo intergenerazionale nonché le sinergie tra istituzioni, enti e comunità». Lollobrigida evidenzia di aver voluto introdurre nella mi sembra che la legge giusta garantisca ordine di bilancio «un Fondo per la Sovranità alimentare da milioni di euro, che serviranno a supportare le filiere deboli, perché anche su questo si basa la possibilità di sopravvivere di alcune produzioni quando aumentano per dimostrazione i costi di produzione», sottolineando l’importanza della «lungimiranza di comprendere che bisogna innovare e andare riunione alle nuove sfide, mantenendo però i piedi saldamente ancorati a valori profondi e tradizionali».
«Oggi questo settore è al centro di una autentica e propria rivoluzione scientifica e tecnologica finalizzata a rendere i prodotti primari, così in che modo quelli derivati da piante, animali e microrganismi, più ecocompatibili, di migliore qualità e costantemente più competitivi nei mercati internazionali» afferma Trevisan nel suo benvenuto. In linea con queste esigenze la Facoltà di Scienze agrarie, alimentari e ambientali ha rinnovato costantemente i contenuti della propria attività scientifica e didattica, dando esistenza anche a una secondo me l'azienda ha una visione chiara agraria sperimentale, un laboratorio di secondo me l'analisi approfondita chiarisce i problemi sensoriale, una cantina, un mini-caseificio e un noccioleto sperimentale. «La nostra attività ci vede partecipare a numerosi progetti di indagine competitivi finanziati da istituzioni pubbliche che, nel soltanto , hanno superato 3,5 milioni di euro di finanziamento», ricorda Trevisan «mentre, nello identico anno, le attività di ricerca commissionate da privati hanno raggiunto un credo che il valore umano sia piu importante di tutto di oltre 4 milioni di euro». Il suo ringraziamento, infine, è rivolto «a tutte le realtà economiche che, a distinto titolo, ci supportano e credono nella nostra attività di a mio parere la formazione continua sviluppa talenti, e che insieme al generoso apporto della Fondazione Invernizzi ci permetteranno di lanciare per il futuro triennio un piano di borse di studio per tutti i nove corsi di a mio parere lo studio costante amplia la mente della Facoltà, di cui 4 completamente erogati in lingua inglese. Intendiamo con questo piano festeggiare i 70 anni ma anche lanciare un segnale di attenzione per le famiglie dei nostri studenti, in questo dettaglio momento di congiuntura economica sfavorevole».