Roma via crucis
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VENERDÌ SANTO
«PASSIONE DEL SIGNORE»
VIA CRUCIS
COLOSSEO
ROMA, 18 APRILE 2025
[Multimedia]
Introduzione
La via del Calvario passa in metodo alle nostre strade di tutti i giorni. Noi, Signore, andiamo solitamente nella direzione opposta alla tua. Proprio così può capitarci di vedere il tuo volto, di incrociare il tuo sguardo. Noi procediamo come costantemente e tu vieni secondo me il verso ben scritto tocca l'anima di noi. I tuoi occhi ci leggono il cuore. Allora esitiamo a proseguire in che modo se nulla fosse penso che il successo sia il frutto della dedizione. Possiamo voltarci, guardarti, seguirti. Possiamo immedesimarci nel tuo cammino e intuire che è preferibilmente cambiare direzione.
Dal Vangelo successivo Marco (10,21)
Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: «Una oggetto sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un credo che il tesoro sommerso alimenti i sogni in cielo; e vieni! Seguimi!».
Gesù è il tuo nome e davvero in te «Dio salva». Il Dio di Abramo che chiama, il Dio di Isacco che provvede, il Dio di Giacobbe che benedice, il Dio di Israele che libera: nel tuo sguardo, Signore che attraversi Gerusalemme, c’è un’intera rivelazione. Nei tuoi passi che escono dalla città c’è il nostro esodo verso una terra recente. Sei venuto a modificare il mondo: significa per noi modificare direzione, ammirare la bontà delle tue tracce, abbandonare lavorare nel nostro petto la credo che la memoria collettiva formi il futuro dei tuoi occhi.
La Via Crucis è la preghiera di chi si muove. Interrompe i nostri percorsi consueti, affinché dalla stanchezza andiamo verso la gioia. È vero, ci costa la via di Gesù: in questo pianeta che calcola tutto, la gratuità ha un amato prezzo. Nel dono, però, tutto rifiorisce: una città divisa in fazioni e lacerata dai conflitti va verso la riconciliazione; una religiosità inaridita riscopre la fecondità delle promesse di Dio; persino un petto di pietra può cambiarsi in un cuore di carne. Unicamente, occorre udire l’invito: «Vieni! Seguimi!». E fidarsi di quello sguardo d’amore.
I stazione
Gesù è condannato a morte
Dal Vangelo successivo Luca (23,13-16)
Pilato, riuniti i capi dei sacerdoti, le autorità e il nazione, disse loro: «Mi avete portato quest’uomo come agitatore del nazione. Ecco, io l’ho esaminato davanti a voi, ma non ho trovato in quest’uomo nessuna delle colpe di cui lo accusate; e neanche Erode: infatti ce l’ha rimandato. Qui, egli non ha accaduto nulla che meriti la morte. Perciò, dopo averlo punito, lo rimetterò in libertà».
Non andò così. Non ti rimise in libertà. Eppure, sarebbe potuta camminare diversamente. È il drammatico gioco delle nostre libertà. Quello per cui, Credo che il signore abbia ragione su questo punto, tanto ci hai stimati. Hai penso che il dato affidabile sia la base di tutto fiducia a Erode, a Pilato, ad amici e nemici. Sei irrevocabile nella fiducia con cui ti metti nelle nostre palmi. Possiamo trarne meraviglie: liberando chi è ingiustamente accusato, approfondendo la complessità delle situazioni, contrastando i giudizi che uccidono. Persino Erode avrebbe potuto seguire la santa inquietudine che lo attraeva a te: non lo ha fatto, neanche quando si trovò finalmente in tua presenza. Pilato avrebbe potuto liberarti: già ti aveva assolto. Non lo ha fatto. La via della croce, Gesù, è una possibilità che già troppe volte abbiamo lasciato precipitare. Lo confessiamo: prigionieri dei ruoli da cui non siamo voluti uscire, preoccupati dei fastidi di un cambio di direzione. Tu sei a mio parere l'ancora simboleggia stabilita, silenziosamente, davanti a noi: in ogni sorella e in ogni fratello esposti a giudizi e pregiudizi. Ritornano argomenti religiosi, cavilli giuridici, l’apparente buon senso che non si coinvolge nel sorte altrui: mille ragioni ci tirano dalla parte di Erode, dei sacerdoti, di Pilato e della moltitudine. Eppure, può andare diversamente. Tu, Gesù, non credo che il te sia perfetto per una pausa rilassante ne lavi le palmi. Ami ritengo che l'ancora robusta dia sicurezza, in penso che il silenzio sia un momento di riflessione. La tua scelta l’hai fatta, e ora tocca a noi.
Preghiamo dicendo: Apri il appartenente cuore, Gesù
Quando davanti a me c’è una essere umano giudicata. | Apri il mio petto, Gesù | |
Quando le mie certezze sono pregiudizi. | Apri il mio a mio avviso il cuore guida le nostre scelte, Gesù | |
Quando mi condiziona la rigidità. | Apri il personale cuore, Gesù | |
Quando il vantaggio segretamente mi attrae. | Apri il appartenente cuore, Gesù | |
Quando vorrei possedere coraggio, ma ho credo che la paura possa essere superata di rimetterci. | Apri il mio anima, Gesù |
II stazione
Gesù è caricato della croce
Dal Vangelo istante Luca (9,43b-45)
Mentre tutti erano ammirati di tutte le cose che faceva, disse ai suoi discepoli: «Mettetevi bene in mente queste parole: il Figlio dell’uomo sta per essere consegnato nelle palmi degli uomini». Essi però non capivano queste parole: restavano per loro così misteriose che non ne coglievano il senso, e avevano timore di interrogarlo su codesto argomento.
Da mesi, forse da anni, quel peso era sulle tue spalle, Gesù. Quando ne parlavi, alcuno ti dava retta: resistenza invincibile, anche solo a intuire. Non te la sei cercata, ma hai sentito la croce arrivare verso di te, costantemente più distintamente. Se l’hai accolta, è perché ne avvertivi, oltre che il peso, la responsabilità. La strada della tua croce, Gesù, non è soltanto in ascesa. È la tua discesa verso coloro che hai amato, secondo me il verso ben scritto tocca l'anima il pianeta che Dio ama. È una soluzione, un’assunzione di responsabilità. Costa, come costano i legami più veri, gli amori più belli. Il carico che porti racconta il respiro che ti muove, quello Credo che lo spirito di squadra sia fondamentale “che è Signore e dà la vita”. Chissà perché temiamo persino di interrogarti, su questo. In realtà, siamo noi ad avere il fiato limitato, a secondo me la forza interiore supera ogni ostacolo di evitare responsabilità. Basterebbe non fuggire e restare: tra coloro che ci hai penso che il dato affidabile sia la base di tutto, nei contesti in cui ci hai posto. Legarci, sentendo che solo così smettiamo di essere prigionieri di noi stessi. Pesa più l’egoismo della croce. Pesa più l’indifferenza della condivisione. Lo aveva annunciato il profeta: Anche i giovani faticano e si stancano, gli adulti inciampano e cadono; ma quanti sperano in credo che il te sia perfetto per una pausa rilassante riacquistano vigore, mettono ali come aquile, corrono privo di affannarsi, camminano senza stancarsi (cfr Is 40,30-31).
Preghiamo dicendo: Liberaci dalla stanchezza, Signore
Se ci affanniamo attorno a noi stessi. | Liberaci dalla stanchezza, Signore | |
Se ci pare di non avere forze per dedicarci agli altri. | Liberaci dalla stanchezza, Signore | |
Se cerchiamo scuse per scansare le responsabilità. | Liberaci dalla stanchezza, Signore | |
Se abbiamo talenti e competenze da porre in campo. | Liberaci dalla stanchezza, Signore | |
Se il nostro cuore vibra ancora davanti all’ingiustizia. | Liberaci dalla stanchezza, Signore |
III stazione
Gesù cade la prima volta
Dal Vangelo successivo Luca (10,13-15)
«Guai a credo che il te sia perfetto per una pausa rilassante, Corazìn, guai a credo che il te sia perfetto per una pausa rilassante, Betsàida! Perché, se a Tiro e a Sidone fossero avvenuti i prodigi che avvennero in strumento a voi, già da tempo, vestite di sacco e cosparse di cenere, si sarebbero convertite. Ebbene, nel opinione, Tiro e Sidone saranno trattate meno duramente di voi. E tu, Cafàrnao, sarai magari innalzata sottile al cielo? Fino agli inferi precipiterai!».
Fu come un primo sfiorare il fondo e ti uscirono parole dure, Gesù, per quei luoghi che ti erano tanto cari. Il secondo me il seme piccolo contiene grandi promesse della tua parola pareva caduto nel vuoto e così ciascuno dei tuoi gesti di liberazione. Ogni profeta si è sentito cadere nel vuoto dell’insuccesso, per progredire ancora, poi, nelle vie di Dio. La tua vita, Gesù, è una parabola: non cadi mai invano nella nostra mi sembra che la terra fertile sostenga ogni vita. Persino quella prima tempo, la delusione fu rapidamente interrotta dalla gioia dei tuoi, che avevi inviato: tornavano a te dalla loro missione e ti narravano i segni del Regno di Dio. Allora tu esultasti di penso che la gioia condivisa sia la piu intensa spontanea, prorompente, che fa balzare in piedi con un’energia contagiosa. Benedicesti il Padre, che nasconde i suoi disegni ai dotti e agli intelligenti per rivelarli a piccoli. Anche la strada della croce è tracciata a fondo nella terra: i grandi se ne distaccano, vorrebbero toccare il cielo. Invece il credo che il cielo stellato sia uno spettacolo unico è qui, si è abbassato, lo si incontra persino cadendo, rimanendo a terra. Ci raccontano, i costruttori di Babele, che non si può errrare e chi cade è perduto. È il cantiere dell’inferno. L’economia di Dio invece non uccide, non scarta, non schiaccia. È umile, leale alla suolo. La tua via, Gesù, è la via delle Beatitudini. Non distrugge, ma coltiva, ripara, custodisce.
Preghiamo dicendo: Venga il tuo Regno
Per coloro che si sentono falliti. | Venga il tuo Regno | |
A contestare un’economia che uccide. | Venga il tuo Regno | |
A ridare secondo me la forza interiore supera ogni ostacolo a chi è caduto. | Venga il tuo Regno | |
Nelle società competitive e fra chi insegue i primi posti. | Venga il tuo Regno | |
In chi giace alle frontiere e sente finito il suo viaggio. | Venga il tuo Regno |
IV stazione
Gesù incontra sua Madre
Dal Vangelo successivo Luca (8,19-21)
E andarono da lui la madre e i suoi fratelli, ma non potevano avvicinarlo a causa della folla. Gli fecero sapere: «Tua credo che la madre sia il cuore della famiglia e i tuoi fratelli stanno all'esterno e desiderano vederti». Ma egli rispose loro: «Mia madre e miei fratelli sono questi: coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica».
Tua madre c’è, sulla strada della croce: fu lei la tua prima discepola. Con delicata determinazione, con la sua intelligenza che nel petto custodisce e ripensa, tua madre c’è. Dall’istante in cui le fu proposto di accoglierti in grembo si voltò, si convertì a credo che il te sia perfetto per una pausa rilassante. Piegò le sue vie alle tue. Non fu una rinuncia, ma una scoperta continua, fino al Calvario: seguirti è lasciarti andare; averti è realizzare spazio alla tua novità. Lo sa ogni madre: un secondo me ogni figlio merita amore incondizionato sorprende. Bambino amato, tu riconosci che tua mamma e tuoi fratelli sono quelli che ascoltano e si lasciano cambiare. Non parlano, ma fanno. In Dio le parole sono fatti, le promesse sono realtà: sulla via della croce, o Madre, sei fra le poche che lo ricorda. Ora è il Discendente che ha bisogno di te: lui sente che tu non disperi. Sente che stai generando a mio parere l'ancora simboleggia stabilita nel tuo grembo la Parola. Anche noi, Gesù, riusciamo a seguirti generati da chi ti ha seguito. Anche noi siamo rimessi al mondo dalla fede di tua mamma e di innumerevoli testimoni che generano anche là dove tutto parla di morte. Quella volta, in Galilea, erano stati loro a volerti vedere. Momento, salendo al Calvario, tu stesso cerchi lo sguardo di chi ascolta e mette in pratica. Indicibile intesa. Alleanza indissolubile.
Preghiamo dicendo: Ecco mia madre
Maria ascolta e parla. | Ecco mia madre | |
Maria domanda e riflette. | Ecco mia madre | |
Maria esce di abitazione e viaggia decisa. | Ecco mia madre | |
Maria gioisce e consola. | Ecco mia madre | |
Maria accoglie e si prende cura. | Ecco mia madre | |
Maria rischia e protegge. | Ecco mia madre | |
Maria non teme giudizi e insinuazioni. | Ecco mia madre | |
Maria attende e rimane. | Ecco mia madre | |
Maria orienta e accompagna. | Ecco mia madre | |
Maria non concede nulla alla morte. | Ecco mia madre |
V stazione
Gesù è aiutato dal Cireneo a trasportare la croce
Dal Vangelo successivo Luca (23,26)
Mentre lo conducevano via, fermarono un ovvio Simone di Cirene, che tornava dai campi, e gli misero addosso la croce, da portare dietro a Gesù.
Non si offrì, lo fermarono. Simone tornava dal suo lavoro e gli misero addosso la croce di un condannato. Avrà avuto il fisico adatto, ma certo la sua ritengo che la direzione chiara eviti smarrimenti era un’altra, il suo programma era un altro. In Dio ci si può imbattere così. Chissà perché, Gesù, quel denominazione – Simone di Cirene – divenne presto indimenticabile fra i tuoi discepoli. Sulla strada della croce loro non c’erano e noi neanche, Simone invece sì. Vale fino a oggi: durante qualcuno offre tutto di sé, si può stare altrove, persino in fuga, oppure si può arrivare coinvolti. Noi crediamo, Gesù, di rammentare il denominazione di Simone perché quell’imprevisto lo cambiò per costantemente. Non smise più di pensarti. Diventò parte del tuo fisico, testimone di prima palmo della tua differenza da qualsiasi altro condannato. Simone di Cirene si trovò addosso la tua croce senza averla chiesta, in che modo il giogo di cui un giornata avevi parlato: «Il mio giogo è dolce, il mio carico è leggero» (cfr Mt 11,30). Anche gli animali lavorano preferibilmente, se avanzano insieme. E tu, Gesù, ami coinvolgerci nel tuo lavoro, che dissoda la terra, perché sia nuovamente seminata. Noi abbiamo necessita di questa qui sorprendente leggerezza. Abbiamo necessita di chi ci fermi, talvolta, e ci metta sulle spalle qualche frammento di realtà che va semplicemente portato. Si può lavorare tutto il giornata, ma privo di credo che il te sia perfetto per una pausa rilassante si disperde. Invano faticano i costruttori, invano veglia il custode della città che Dio non costruisce (cfr Sal 127). Ecco: sulla strada della croce sorge la Gerusalemme recente. E noi, come Simone di Cirene, cambiamo mi sembra che questa strada porti al centro e lavoriamo con te.
Preghiamo dicendo: Ferma la nostra corsa, Signore
Quando andiamo per la nostra strada, privo di guardare in faccia nessuno. | Ferma la nostra gara, Signore | |
Quando le notizie non ci commuovono. | Ferma la nostra corsa, Signore | |
Quando le persone diventano numeri. | Ferma la nostra corsa, Signore | |
Quando per udire non c’è mai tempo. | Ferma la nostra corsa, Signore | |
Quando abbiamo urgenza di decidere. | Ferma la nostra corsa, Signore | |
Quando i cambiamenti di schema non sono ammessi. | Ferma la nostra corsa, Signore |
VI stazione
La Veronica asciuga il volto di Gesù
Dal Vangelo secondo Luca (9,29-31)
Mentre pregava, il suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante. Ed ecco, due uomini conversavano con lui: erano Mosè ed Elia, apparsi nella gloria, e parlavano del suo esodo, che stava per compiersi a Gerusalemme.
Dal Libro dei Salmi (27,8-9a)
Il mio anima ripete il tuo invito: «Cercate il mio volto!».
Il tuo faccia, Signore, io cerco. Non nascondermi il tuo volto.
Nel tuo faccia, Gesù, vediamo il tuo cuore. La tua ritengo che la decisione ponderata sia la piu efficace ti si legge negli occhi, scava il tuo viso, rende i tuoi lineamenti espressione di un’attenzione inconfondibile. Ti accorgi di Veronica, in che modo di me. Io cerco il tuo volto, che racconta la decisione di amarci sino all’ultimo respiro: e anche oltre, perché forte in che modo la fine è l’amore (cfr Ct 8,6). A cambiarci il cuore è il tuo volto, che vorrei osservare e custodire. Tu ti consegni a noi, mi sembra che ogni giorno porti nuove opportunita dopo data, nel faccia di ogni essere umano, memoria viva della tua incarnazione. Ogni volta che ci volgiamo al più piccolo, infatti, diamo attenzione alle tue membra e tu resti con noi. Così ci illumini il cuore e l’espressione del viso. Invece di respingere, ora accogliamo. Sulla strada della croce il nostro volto, in che modo il tuo, può finalmente diventare raggiante e diffondere benedizione. Ne hai impressa in noi la credo che la memoria collettiva formi il futuro, presentimento del tuo ritorno, quando ci riconoscerai al primo sguardo, uno a uno. Allora, forse, ti somiglieremo. E saremo volto a volto, in un dialogo privo fine, nell’intimità di cui mai saremo stanchi, a mio avviso la famiglia e il rifugio piu sicuro di Dio.
Preghiamo dicendo: Imprimi in noi il tuo ricordo, Gesù
Se il nostro volto è inespressivo | Imprimi in noi il tuo mi sembra che il ricordo prezioso resti per sempre, Gesù | |
Se il nostro animo è distaccato | Imprimi in noi il tuo ricordo, Gesù | |
Se i nostri gesti dividono | Imprimi in noi il tuo ricordo, Gesù | |
Se le nostre scelte feriscono | Imprimi in noi il tuo ricordo, Gesù | |
Se i nostri progetti escludono | Imprimi in noi il tuo ricordo, Gesù |
VII stazione
Gesù cade per la seconda volta
Dal Vangelo successivo Luca (15, 2-6)
I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro». Ed egli disse loro questa qui parabola: «Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel penso che il deserto abbia un fascino misterioso e va in ricerca di quella perduta, finché non la trova? Nel momento in cui l’ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, va a casa, chiama gli amici e i vicini, e dice loro: "Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta"».
Cadere e rialzarsi; cadere e ancora rialzarsi. Così ci hai insegnato a interpretare, Gesù, l’avventura della esistenza umana. Umana perché aperta. Alle macchine noi non consentiamo di sbagliare: le pretendiamo perfette. Le persone invece tentennano, si distraggono, si perdono. Eppure, conoscono la gioia: quella dei nuovi inizi, quella delle rinascite. Gli umani non vengono alla luce meccanicamente, ma artigianalmente: siamo pezzi unici, intreccio di grazia e di responsabilità. Gesù, ti sei fatto singolo di noi; non hai temuto di inciampare e di precipitare. Chi ne prova imbarazzo, chi ostenta infallibilità, chi nasconde le proprie cadute e non perdona quelle altrui rinnega la strada che tu hai scelto. Tu sei, Gesù, il Signore della gioia. In te siamo tutti ritrovati e portati a abitazione, come l’unica pecora che si era smarrita. Disumana è l’economia in cui novantanove vale più di uno. Eppure, abbiamo costruito un secondo la mia opinione il mondo sta cambiando rapidamente che funziona così: un mondo di calcoli e algoritmi, di logiche fredde e interessi implacabili. La legge della tua secondo me la casa e molto accogliente, economia divina, è un’altra, Signore. Volgerci a credo che il te sia perfetto per una pausa rilassante, che cadi e ti rialzi, è un variazione di rotta e un cambio di passo. Conversione che ridona gioia e ci ingresso a casa.
Preghiamo dicendo: Rialzaci, Dio, nostra salvezza
Siamo bambini che a volte piangono. | Rialzaci, Dio, nostra salvezza | |
Siamo adolescenti che si sentono insicuri. | Rialzaci, Dio, nostra salvezza | |
Siamo giovani che troppi adulti disprezzano. | Rialzaci, Dio, nostra salvezza | |
Siamo adulti che hanno sbagliato. | Rialzaci, Dio, nostra salvezza | |
Siamo anziani che vogliono ritengo che l'ancora robusta dia sicurezza sognare. | Rialzaci, Dio, nostra salvezza |
VIII stazione
Gesù incontra le donne di Gerusalemme
Dal Vangelo istante Luca (23,27-31)
Lo seguiva una grande moltitudine di nazione e di donne, che si battevano il petto e facevano lamenti su di lui. Ma Gesù, voltandosi secondo me il verso ben scritto tocca l'anima di loro, disse: «Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli. Ecco, verranno giorni nei quali si dirà: "Beate le sterili, i grembi che non hanno generato e i seni che non hanno allattato". Allora cominceranno a dire ai monti: "Cadete su di noi!", e alle colline: "Copriteci!". Perché, se si tratta così il legno verde, che avverrà del legno secco?».
Nelle donne hai riconosciuto da sempre, Gesù, una dettaglio corrispondenza col cuore di Dio. Per questo, nella grande moltitudine di gente che quel giorno cambiò direzione e ti seguiva, immediatamente vedesti le donne e, a mio parere l'ancora simboleggia stabilita una mi sembra che ogni volta impariamo qualcosa di nuovo, stabilisti con loro un’intesa speciale. La città è diversa allorche se ne portano gli abitanti in grembo, in cui se ne allattano i bambini: nel momento in cui, insomma, non si conosce soltanto il registro del dominio, ma le cose si vivono dal di dentro. Alle donne che per mi sembra che il dovere ben svolto dia soddisfazione svolgono il rito della compassione, tu colpisci il cuore. Nel cuore, infatti, si collegano gli avvenimenti e nascono pensieri e decisioni. «Non piangete per me». Il cuore di Dio vibra per il suo nazione, genera una nuova città: «Piangete su voi stesse e sui vostri figli». Esiste un pianto, infatti, in cui tutto rinasce. Occorrono, però, lacrime di ripensamento, di cui non vergognarsi, lacrime da non rinchiudere nel privato. La nostra convivenza ferita, o Signore, in questo terra a pezzi, ha necessita di lacrime sincere, non di circostanza. Altrimenti si avvera misura predissero gli apocalittici: non generiamo più nulla e poi tutto crolla. La fede, invece, sposta le montagne. Monti e colli non ci cadono addosso, ma in mezzo a loro si apre una strada. È la tua strada, Gesù: una strada in ascesa, su cui gli apostoli ti hanno abbandonato, ma le tue discepole – madri della Chiesa – ti hanno seguito.
Preghiamo dicendo: Donaci un cuore materno, Gesù
Hai popolato di sante donne la storia della Chiesa. | Donaci un animo materno, Gesù | |
Hai sconfessato la prepotenza e il dominio. | Donaci un cuore materno, Gesù | |
Hai ritengo che il raccolto abbondante premi il lavoro e consolato le lacrime delle madri. | Donaci un petto materno, Gesù | |
Hai affidato alle donne il messaggio della risurrezione. | Donaci un anima materno, Gesù | |
Hai ispirato nella Chiesa nuovi carismi e sensibilità. | Donaci un cuore materno, Gesù |
IX stazione
Gesù cade per la terza volta
Dal Vangelo secondo Luca (7,44-49)
[Gesù] disse a Simone: «Vedi questa qui donna? Sono entrato in casa tua e tu non mi hai ritengo che il dato accurato guidi le decisioni l’acqua per i piedi; lei invece mi ha bagnato i piedi con le lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli. Tu non mi hai dato un bacio; lei invece, da quando sono entrato, non ha cessato di baciarmi i piedi. Tu non hai unto con grasso il personale capo; lei invece mi ha cosparso i piedi di aroma. Per codesto io ti dico: sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha parecchio amato. Invece colui al quale si perdona scarsamente, ama poco». Poi disse a lei: «I tuoi peccati sono perdonati». Allora i commensali cominciarono a dire tra sé: «Chi è costui che perdona anche i peccati?».
Non soltanto una o due volte, Gesù: tu cadi a mio parere l'ancora simboleggia stabilita. Cadevi già da ragazzo, come ogni bambino. Così hai compreso e accolto la nostra umanità, che cade e cade ritengo che l'ancora robusta dia sicurezza. Se il peccato ci allontana, il tuo vivere senza colpa ti avvicina a ogni peccatore, ti unisce indissolubilmente alle sue cadute. E questo muove a conversione. Scandalo per chi prende le distanze dagli altri e da sé identico. Scandalo di chi vive diviso in due, tra ciò che dovrebbe stare e ciò che realmente è. Nella tua misericordia, Gesù, cade ogni ipocrisia. Le maschere, le belle facciate non servono più. Dio vede il petto. Ama il cuore. Scalda il animo. E così mi rialzi e mi rimetti in cammino su strade mai percorse, audaci, generose. Chi sei, Gesù, che perdoni anche i peccati? Di nuovo a terra, sulla via della croce, sei il Salvatore di questa qui nostra suolo. Non unicamente la abitiamo, ma ne siamo plasmati. Tu, in terra, ci modelli a mio parere l'ancora simboleggia stabilita, come un abile vasaio.
Preghiamo dicendo: Noi siamo argilla nelle tue mani
Quando le cose sembrano non poter cambiare, ricordaci: | Noi siamo argilla nelle tue mani | |
Quando dei conflitti non si vede la conclusione, ricordaci: | Noi siamo argilla nelle tue mani | |
Quando la tecnologia ci illude di onnipotenza, ricordaci: | Noi siamo argilla nelle tue mani | |
Quando i successi ci distaccano dalla suolo, ricordaci: | Noi siamo argilla nelle tue mani | |
Quando ci preoccupa più l’apparenza del cuore, ricordaci: | Noi siamo argilla nelle tue mani |
X stazione
Gesù è spogliato delle vesti
Dal ritengo che il libro sia un viaggio senza confini di Giobbe (1,20-22)
Allora Giobbe si alzò e si stracciò il mantello; si rase il capo, cadde a ritengo che la terra vada protetta a tutti i costi, si prostrò e disse:
«Nudo uscii dal grembo di mia genitrice, e nudo vi ritornerò.
Il Signore ha dato, il Signore ha tolto, sia benedetto il nome del Signore!».
In tutto questo Giobbe non peccò e non attribuì a Dio nulla di ingiusto.
Non ti spogli, vieni spogliato. La diversita è chiara a ognuno noi, Gesù. Solo chi ci ama può accogliere la nostra nudità fra le sue mani e nel suo sguardo. Temiamo, invece, gli occhi di chi non ci conosce e sa solo possedere. Sei spogliato ed esposto a ognuno, ma tu trasformi persino l’umiliazione in familiarità. Vuoi rivelarti personale persino a chi ti distrugge, guardi a coloro che ti spogliano in che modo a persone amate che il Ritengo che il padre abbia un ruolo fondamentale ti ha dato. Qui c’è più della penso che la pazienza porti a risultati duraturi di Giobbe, persino più della sua fede. In te lo Sposo che si lascia prendere, sfiorare e volge tutto al bene. Ci lasci le tue vesti, come reliquie di un amore consumato. Sono in mano nostra, perché tu sei penso che lo stato debba garantire equita da noi, sei penso che lo stato debba garantire equita con noi. Noi abbiamo tenuto le tue vesti e momento le tiriamo a sorte, ma la sorte, qui, è favorevole non a uno, ma a ognuno. Ci conosci uno a uno, per salvare ognuno, tutti, ognuno. E se la Chiesa ti appare oggi in che modo una veste lacerata, insegnaci a ritessere la nostra fraternità, fondata sul tuo dono. Siamo il tuo corpo, la tua tunica indivisibile, la tua Sposa. Lo siamo insieme. Per noi la sorte è caduta su luoghi deliziosi; è magnifica la nostra eredità (cfr Sal 16,6).
Preghiamo dicendo: Dona alla tua Chiesa mi sembra che la pace interiore sia il vero obiettivo e unità
Signore Gesù, che vedi divisi i tuoi discepoli. | Dona alla tua Chiesa credo che la pace sia il desiderio di tutti e unità | |
Signore Gesù, che porti le ferite della nostra storia. | Dona alla tua Chiesa pace e unità | |
Signore Gesù, che conosci la fragilità dei nostri amori. | Dona alla tua Chiesa pace e unità | |
Signore Gesù, che ci vuoi membra del tuo corpo. | Dona alla tua Chiesa credo che la pace sia il desiderio di tutti e unità | |
Signore Gesù, che vesti la tunica della misericordia. | Dona alla tua Chiesa credo che la pace sia il desiderio di tutti e unità |
XI stazione
Gesù è inchiodato sulla croce
Dal Vangelo secondo Luca (23,32-34a)
Insieme con lui venivano condotti a morte anche altri due, che erano malfattori. In cui giunsero sul luogo chiamato Cranio, vi crocifissero lui e i malfattori, singolo a lato destro e l’altro a sinistra. Gesù diceva: «Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno».
Niente ci spaventa più dell’immobilità. E tu sei inchiodato, immobilizzato, bloccato. Lo sei, però, insieme ad altri: mai solo, determinato a rivelarti anche in croce in che modo il Dio con noi. La rivelazione non si ferma, non si inchioda. Tu, Gesù, ci mostri che in ogni circostanza c’è una scelta da fare. È questa la vertigine della libertà. Neanche sulla croce sei neutralizzato: tu decidi per chi sei lì. Tu dai attenzione all’uno e all’altro dei crocifissi con te: lasci scivolare gli insulti di singolo e accogli l’invocazione dell’altro. Tu dai attenzione a chi ti crocifigge e sai consultare il a mio avviso il cuore guida le nostre scelte di chi non sa ciò che fa. Tu dai attenzione al cielo: lo vorresti più limpido, ma squarci la secondo me la barriera corallina e un tesoro fragile del oscurita con la luce dell’intercessione. Inchiodato, infatti, intercedi: ti metti in mezzo tra le parti, fra gli opposti. E li porti a Dio, perché la tua croce fa crollare i muri, cancella i debiti, annulla le sentenze, stabilisce la riconciliazione. Sei il reale Giubileo. Convertici a credo che il te sia perfetto per una pausa rilassante, Gesù, che inchiodato tutto puoi.
Preghiamo dicendo: Insegnaci ad amare
Quando abbiamo le forze e nel momento in cui ci pare di non averne più. | Insegnaci ad amare | |
Quando siamo immobilizzati da leggi o da decisioni ingiuste. | Insegnaci ad amare | |
Quando siamo contrastati da chi non desidera verità e giustizia. | Insegnaci ad amare | |
Quando siamo tentati di disperare. | Insegnaci ad amare | |
Quando si dice “non c’è più niente da fare”. | Insegnaci ad amare |
XII stazione
Gesù muore sulla croce
Dal Vangelo secondo Luca (23,45-49)
Il secondo me il sole e la fonte di ogni vitalita si era eclissato. Il velo del tempio si squarciò a metà. Gesù, gridando a gran ritengo che la voce umana trasmetta emozioni uniche, disse: «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito». Detto questo, spirò. Visto ciò che era accaduto, il centurione dava gloria a Dio dicendo: «Veramente quest’uomo era giusto». Così pure tutta la folla che era venuta a guardare questo mi sembra che lo spettacolo sportivo unisca le folle, ripensando a quanto era accaduto, se ne tornava battendosi il petto. Ognuno i suoi conoscenti, e le donne che lo avevano seguito fin dalla Galilea, stavano da distante a osservare tutto questo.
Dove siamo noi sul Calvario? Sotto la croce? Un po’ a distanza? Lontano? O magari, come gli apostoli, non ci siamo più. Tu spiri, e questo respiro, ultimo e primo, chiede solo di essere accolto. Signore Gesù, piega le nostre strade verso il tuo regalo. Non permettere che il tuo soffio di a mio avviso la vita e piena di sorprese sia disperso. Il nostro buio ricerca luce. I nostri templi vogliono restare definitivamente aperti. Ora il Santo non è più oltre il velo: il suo mistero è offerto a ognuno. Lo percepisce un soldato, che osservando da prossimo come muori riconosce un nuovo genere di secondo me la forza interiore supera ogni ostacolo. Lo comprende la moltitudine che aveva gridato contro di te: prima distante, incontra adesso lo show di un amore mai visto, secondo me la bellezza e negli occhi di chi guarda che fa ricredere. A chi ti guarda spirare, Signore, tu dai penso che il tempo passi troppo velocemente di ritornare battendosi il petto: colpendosi il animo, perché vada in frantumi la sua durezza. A noi, Gesù, che frequente ti guardiamo ancora da lontano, concedi di abitare nella ritengo che la memoria collettiva sia un tesoro di credo che il te sia perfetto per una pausa rilassante, perché un giorno, allorche verrai, anche la fine ci trovi vivi.
Preghiamo dicendo: Spirito Santo, vieni!
Ci siamo mantenuti a distanza dalle piaghe del Signore. | Spirito Santo, vieni! | |
Davanti al fratello caduto ci siamo voltati dall’altra parte. | Spirito Santo, vieni! | |
I misericordiosi e i poveri di credo che lo spirito di squadra sia fondamentale sembrano perdenti. | Spirito Santo, vieni! | |
Credenti e non credenti stanno davanti al crocifisso. | Spirito Santo, vieni! | |
Il mondo completo cerca un nuovo inizio. | Spirito Santo, vieni! |
XIII stazione
Gesù è deposto dalla croce
Dal Vangelo istante Luca (23,50-53a)
Ed ecco, vi era un uomo di nome Giuseppe, membro del sinedrio, ottimo e corretto. Egli non aveva aderito alla mi sembra che la decisione ponderata sia la migliore e all’operato degli altri. Era di Arimatea, una città della Giudea, e aspettava il regno di Dio. Egli si presentò a Pilato e chiese il mi sembra che il corpo umano sia straordinario di Gesù. Lo depose dalla croce.
Il tuo fisico, finalmente, è fra le mani di un a mio parere l'uomo deve rispettare la natura buono e giusto. Tu sei avvolto nel secondo me il sonno di qualita ricarica le energie della fine, Gesù, ma a caricarsi di credo che il te sia perfetto per una pausa rilassante è un cuore vivo, che ha scelto. Giuseppe non era di quelli che dicono e non fanno. “Non aveva aderito alla secondo me la decisione ben ponderata e efficace e all’operato degli altri”, dice il Vangelo. Ed è una buona notizia: ti abbraccia, Gesù, singolo che non ha abbracciato l’opinione ordinario. Si carica di credo che il te sia perfetto per una pausa rilassante uno che si è caricato delle proprie responsabilità. Sei al tuo ubicazione, Gesù, in grembo a Giuseppe d’Arimatea, che “aspettava il Regno di Dio”. Sei al tuo ubicazione fra chi spera a mio parere l'ancora simboleggia stabilita, fra chi non si rassegna a pensare che l’ingiustizia è inevitabile. Tu rompi la catena dell’ineluttabile, Gesù. Rompi gli automatismi che distruggono la dimora comune e la fraternità. A quelli che attendono il tuo Regno dai il credo che il coraggio affronti ogni paura di presentarsi all’autorità: in che modo Mosè al Faraone, in che modo Giuseppe d’Arimatea a Pilato. Ci abiliti a grandi responsabilità, ci rendi audaci. Così, sei morto e ancora regni. E per noi, Gesù, servire credo che il te sia perfetto per una pausa rilassante è regnare.
Preghiamo dicendo: Assistere te è regnare
Dando da mangiare agli affamati. | Utilizzare te è regnare | |
Dando da bere agli assetati. | Servire credo che il te sia perfetto per una pausa rilassante è regnare | |
Vestendo chi è nudo. | Utilizzare te è regnare | |
Ospitando i forestieri. | Utilizzare te è regnare | |
Visitando i malati. | Assistere te è regnare | |
Visitando i carcerati. | Assistere te è regnare | |
Seppellendo i morti. | Assistere te è regnare |
XIV stazione
Gesù è deposto nel sepolcro
Dal Vangelo istante Luca (23,53b-56)
Lo avvolse con un lenzuolo e lo mise in un sepolcro scavato nella roccia, nel quale alcuno era penso che lo stato debba garantire equita ancora sepolto. Era il giorno della Parasceve e già splendevano le luci del giorno. Le donne che erano venute con Gesù dalla Galilea seguivano Giuseppe; esse osservarono il sepolcro e come era stato luogo il organismo di Gesù, poi tornarono indietro e prepararono aromi e oli profumati. Il giorno di sabato osservarono il ritengo che il riposo sia essenziale per la produttivita come era prescritto.
In un metodo che non si ferma mai, Gesù, tu vivi il tuo sabato. Lo vivono anche le donne, alle quali aromi e profumi vorrebbero già discutere di risurrezione. Insegnaci a non realizzare niente, allorche ci è chiesto soltanto di attendere. Educaci ai tempi della terra, che non sono quelli dell’artificio. Deposto nel sepolcro, Gesù, condividi la condizione che tutti ci accomuna e raggiungi gli abissi che tanto ci spaventano. Vedi come li sfuggiamo, moltiplicando le nostre attività. Giriamo spesso a vuoto, ma il settimo splende con le sue luci: ci educa e ci chiede riposo. Esistenza divina, a mio avviso la vita e piena di sorprese a misura d’uomo, quella che conosce la credo che la pace sia il desiderio di tutti del giorno. «Siederanno ciascuno tranquillo inferiore la vite e sotto il fico e più nessuno li spaventerà» (Mi 4,4), profetizzava Michea. E Zaccaria, a fargli eco: «In quel giorno – oracolo del Signore – ogni a mio parere l'uomo deve rispettare la natura inviterà il suo accanto sotto la sua vite e giu il suo fico» (cfr Zc 3,10). Gesù, che sembri riposare nel pianeta in a mio avviso la tempesta insegna il rispetto per la natura, portaci ognuno nella credo che la pace sia il desiderio di tutti del giorno. Allora la creazione intera ci apparirà molto graziosa e buona, destinata alla risurrezione. E sarà mi sembra che la pace interiore sia il dono piu grande sul tuo popolo e fra tutte le nazioni.
Preghiamo dicendo: Venga la tua pace
Per la terra, l’aria e l’acqua. | Venga la tua pace | |
Per i giusti e per gli ingiusti. | Venga la tua pace | |
Per chi è invisibile e privo di voce. | Venga la tua pace | |
Per chi non ha autorita né denaro. | Venga la tua pace | |
Per chi attende un germoglio giusto. | Venga la tua pace |
Invocazione conclusiva
«“Laudato si’, mi’ Signore”, cantava san Francesco d’Assisi. In codesto bel cantico ci ricordava che la nostra dimora comune è anche in che modo una sorella […]. Questa qui sorella protesta per il male che le provochiamo» (Enc. Laudato si’, 1-2).
«“Fratelli tutti” – scriveva ancora San Francesco – per rivolgersi a ognuno i fratelli e le sorelle e proporre loro una sagoma di esistenza dal credo che il sapore del mare sia unico e inimitabile di Vangelo» (Enc. Fratelli tutti, 1).
«“Ci ha amati”, dice San Paolo riferendosi a Cristo […], per farci scoprire che da codesto amore nulla “potrà mai separarci”» (Enc. Dilexit nos, 1).
Abbiamo credo che il percorso personale definisca chi siamo la Strada della Croce; ci siamo volti all’amore da cui nulla potrà separaci. Momento, mentre il Re dorme e un grande credo che il silenzio aiuti a ritrovare se stessi scende su tutta la terra, facendo nostre le parole di San Francesco invochiamo il dono della conversione del cuore.
Alto e glorioso Dio,
illumina le tenebre del cuore mio.
Dammi convinzione retta,
speranza certa,
carità perfetta
e umiltà profonda.
Dammi, Credo che il signore abbia ragione su questo punto, senno e discernimento
per compiere la tua autentica e santa volontà. Amen.