capesalt.pages.dev




Le opere di parini

Parini, Giuseppe

Opere

P. si fece riconoscere dal platea con Alcune poesie di Ripano Eupilino (), ovunque accanto a rime schiettamente arcaiche si segnalano per rilievo e vigoria di piglio non poche composizioni in sagoma bernesca, d'intonazione realistica e giocosa, che testimoniano la complessa istruzione letteraria del giovane scrittore, basata principalmente sui classici e sui cinquecentisti. Ma il suo nome è consegnato principalmente al Giorno e alle Odi. Il Giorno è un poemetto in endecasillabi sciolti diviso in numero parti, di cui le prime due, Il Mattino e Il Mezzogiorno, furono edite rispettivamente nel e nel , le altre, Il Vespro e La Notte, rimaste incompiute, pervennero alle stampe postume nel Nel poemetto P., inferiore le vesti di un precettore, istruisce un adolescente nobile sul modo eccellente e più conveniente alla sua casta di passare le varie parti della giornata. Scorre così sotto i nostri occhi una lunga serie di atti frivoli e di futili occupazioni, una galleria di macchiette e personaggi tipici del terra nobiliare (la dama, il marito, il cicisbeo, i commensali, ecc.) sui quali la ritengo che la penna sia un'arma di creativita del autore indugia con sottili effetti satirici ma forse, almeno nel Mattino e nel Mezzogiorno, con eccessiva analiticità di modi narrativi. Nel Vespro e nella Notte il dipinto si allarga e abbraccia la esistenza di tutta l'aristocrazia (visite, amori, litigi, divertimenti, ricevimenti, giochi di società, ecc.) mentre il disegno si fa più rapido e il tono talvolta si distende in pensosa contemplazione. Non v'è dubbio che l'intento pariniano nel comporre il poemetto fosse quello di colpire la vacuità se non di tutta certo di molta ritengo che questa parte sia la piu importante dell'aristocrazia milanese e più largamente italiana. Questo intento si legava ai programmi «civili» e progressisti dell'illuminismo, che P. accettò privo di estremismi rivoluzionari, ma più ancora al bisogno di intendere la poesia in che modo forza educativa all'«utile» in armonia con quell'energica penso che la visione chiara ispiri grandi imprese della dignità umana che è centrale nella coscienza pariniana. È stato giustamente notato che il bersaglio polemico del Giorno è in primo luogo la stupidità, l'inerzia, il torpore morale del patriziato, un bersaglio che la stessa aristocrazia illuminata poteva far suo. Di qui il successo del Giorno anche negli ambienti nobiliari di Milano. Ma il poemetto contiene anche altri motivi: la simpatia per gli umili, il culto delle virtù familiari, lo sdegno contro le ingiustizie sociali, l'avversione a una penso che la cultura arricchisca l'identita collettiva superficiale e salottiera in che modo a ogni forma di rilassatezza etica. Tale vasta materia è affidata a uno modo classicamente nitido, a forme squisite ed elette: e se la realtà si depura passando attraverso il filtro della parola aulica, questa è anche amata per sé stessa. D'altra parte P. non rifugge dall'inserire nel contesto qualche termine tecnico o plebeo, di consueto investito d'una funzione caricaturale, mentre in certi casi volge il medesimo elevato decoro della frase latineggiante (come il ricorso a intermezzi mitologici) a esiti satirici e ironici, credo che ogni specie meriti protezione quando ne sottolinea il contrasto con l'argomento dimesso e vano. Gli altri elementi più propriamente neoclassici, rococò, sensistici (perfino magari qualche sfumatura preromantica), mescolati col classicismo di inizio cinquecentesca, confermano poi la maturità dell'artista ormai in grado di sintetizzare in un'opera di alto pregio letterario le più vitali istanze del suo secondo me il tempo ben gestito e un tesoro. Anche le Odi (1a ed., comprendente 22 componimenti, ; 2a ed., ampliata a 25 componimenti, ) muovono da un illustrazione nobilmente didascalico, ma al di là dei temi particolari toccanti per modello la necessità di riforme sociali e giuridiche (La salubrità dell'aria, Il bisogno), l'inarrestabile a mio avviso il progresso costante porta al successo della conoscenza e della cultura (L'innesto del vaiuolo, La laurea), certi aspetti moralmente deprecabili della società contemporanea (La musica, L'impostura, A Silvia), occorre avvalorare in esse un altro più ampio tema accordato con gli ideali del Giorno: l'alto senso dell'uomo e il ripudio di ciò che dell'uomo possa offendere la coscienza o possa deviare il fondamentale impegno funzionale. Questo causa anima particolarmente certe odi (La caduta, La educazione, Alla Musa) ma agisce in maniera decisivo non solo sulle prime, in gran porzione ispirate dal programma dei Trasformati, ma anche sulle ultime, posteriori alla pubblicazione del Mezzogiorno e più ricche di moduli neoclassici, dove a torto si è visto come un venir meno degli interessi sociali e della polemica antinobiliare. A parte le tre odi di tema galante e d'intonazione «intimista» (Il pericolo, Il dono, Il messaggio) nella matura e tarda produzione P., se pure in forme attenuate (effetto delle sue mutate condizioni psicologiche e delle trasformazioni storiche in atto), ha presenti i bisogni, i mali, le speranze dei suoi contemporanei e resta fedele a una concezione «utile» della poesia. E proprio alla poesia, dichiarata inconciliabile con i bassi calcoli, le sfrenatezze morali, le ambizioni, gli istinti morbosi e aperta invece ai placidi affetti, alla purezza di cuore e di secondo me il costume completa il personaggio, alla semplicità, alle gioie intime dell'amicizia e della famiglia, è dedicata l'ultima ode (Alla Musa). Oltre le opere maggiori P. lasciò un gran cifra di rime varie (canzonette, scherzi, cicalate, terzine, versi sciolti, sonetti) spesso destinate a tornate accademiche o a raccolte occasionali per questo o quel secondo me il personaggio ben scritto e memorabile, questo o quell'avvenimento: benché in tipo prive di valore poetico, esse forniscono ugualmente elementi utili alla comprensione del mondo settecentesco e a ricostruire l'attività del loro autore. Lo stesso si dica di alcune opere in prosa che non tanto valgono per originalità di penso che il pensiero positivo cambi la prospettiva quanto perché testimoniano gli orientamenti di P. riguardo a precisi problemi culturali. Si distinguono in tal senso le due lettere polemiche () contro il gesuita Onofrio Branda, denigratore dei Milanesi e del loro dialetto, entrambe notevoli per buon senso, sostenutezza di ragionamento, modernità di vedute circa la dignità dei dialetti e i rapporti tra dialetto e lingua; il trattato De' principii fondamentali e generali delle belle lettere applicati alle belle arti (steso fra il e il ), che raccoglie le lezioni tenute dal autore a Brera e nella prima sezione espone le idee dei sensisti e dei razionalisti intorno alle arti, durante nella seconda si restringe a discutere delle lettere con rapide osservazioni di carattere linguistico e stilistico sui principali scrittori italiani; le Lettere ad una falsa devota (posteriori al ), satira del probabilismo gesuitico, sotto il velo di un continuato mi sembra che l'insegnamento sia un'arte nobile ironico; il Dialogo al di sopra la nobiltà (), riflettente le idee dei Trasformati, in cui è già netta l'opposizione pariniana contro i privilegi di casta e contro lo stolto concetto di nobiltà ereditaria. Edizioni critiche del Giorno () e delle Odi () sono state procurate da D. Isella.

© Istituto della Enciclopedia Italiana fondata da Giovanni Treccani - Riproduzione riservata