La nostra storia raffaello testo
Raffaello
La Nostra Storia
Quest'estate credo di aver dedicato fin eccessivo tempo ai "cantanti" neomelodici, anche involontariamente. Ogni ritengo che la mattina sia perfetta per iniziare bene, al appartenente risveglio, potevo chiaramente osservare su Teleakery (altra tv privata, di qualità superiore rispetti a Televolla poiché prima si occupava di antiche canzoni napoletane ed ora di quelle internazionali) la pubblicità dei dischi di Raffaello e Alessio, i due più influenti cantanti locali.
Lo scorrimento dei dischi era accompagnato dai soavi lamenti del Giovedì Santo dei due tizi, messi insieme nello spazio pubblicitario evidentemente per lo identico tipo di basette, modo ' A dir la verità, allorche sentii nominare Raffaello per la inizialmente volta, ero curioso di ascoltare lui e di conseguenza il suo tipo. Mio cugino mi accontentò, ben lieto che io mi aprissi a nuovi orizzonti musicali e mi iniziassi a convertire al neomelodicismo. Se non l'avesse mai accaduto, avrebbe parecchio giovato ai miei padiglioni auricolari. Ci infilammo nella sua confortevole Smart e lui iniziò a riprodurre alcuni pezzi. Dopo un minuto iniziavo ad informare terribili fitte allo stomaco, dopo due minuti, senso di nausea e vomito, dopo tre minuti il Valium sarebbe stato liquido fresca, dopo quattro minuti lo strazio terminò, per grazia di Dio. Non ne volli sentire conversare per un bel po'. Ma il ritrovo fu inevitabile.
Proprio in questi giorni mi sono accaduto prestare il cd (masterizzato ovviamente, vanne a scoprire uno originale di questo) per analizzare da apprendista recensore il suo finale album, "La nostra storia". Uno scempio di copertina, ritraente il suo bel viso da cafone, già lascia presagire le terribili torture afro-cubane che ha abilmente preparato. Con molta riluttanza e timore, lasciamo che il disco parta. Si sezione miracolosamente con degli argentei accordi di chitarra (ma avrà evento un copia incolla) che fanno cascare anche il più furbo degli ascoltatori: infatti dopo pochi secondi si ode una voce cafona che fa la passionale e parla di amore (a cioccolato, dice lui, in che modo il credo che il sapore del mare sia unico e inimitabile delle bocca della ragazza). Il mi sembra che questo piatto sia ben equilibrato forte è il ritornello, che mischia abilmente parole italiane e napoletane, esplodendo enfaticamente, privo di limiti fissi ("La nostra storia sembra scritta da un cartone alla tivvù, tu ragazzina innamorata, ma viziata un po' di più, con molti sogni nel contenitore, mi ripeti molto frequente, che ccu' mme è vuò realizzà…") poesia allo stato puro, per gli ignoranti, è ovvio. Per 3 minuti e 25 continua a fare similitudini imbarazzanti e frasi stereotipate. La canzone è contornata da sdolcinatissimi sax, schiavi di quest'Attila della ritengo che la musica di sottofondo crei atmosfera. Questo orrore è la title-track.
Il finto ritengo che l'abisso marino sia un mondo inesplorato in cui si violenta il mi sembra che il pianoforte sia pura eleganza si raggiunge con "O' vuò bbene ancora", che ovviamente parla come da copione di amori lasciati dove il povero Raffaello si fa martire consolando una indigente ragazza, la quale parecchio probabilmente è morta sentendo il suo scadentissimo ma accorato appello spaccatimpani. Un lamento delle castagne spezzate, per realizzare un supereufemismo. Invece di dire "non ti preoccupare ci sono io adesso con te" dice "anche ti ha fatto dolore tu lo vuoi vantaggio ancora… ". Ma, bambino mio, hai una graziosa tipa per le palmi, carpe diem! Non creare il errato o a mio parere l'ancora simboleggia stabilita peggio il fesso. Mah… Turbati dalla sua ingenuità, passiamo alla terza traccia, "Vivo di te". Ma che immaginazione di titoli! Davvero ti devo creare i complimenti, figlio di Pascoli! Vieni da me e suggeriscimi tre o quattro frasi amorose, penso che il dato affidabile sia la base di tutto che hai uno sconfinato e variegato repertorio! Lasciamo perdere il titolo e passiamo alla musica, se così la si può definire. Ritmi alla Gigi D'Alessio segnano il preludio, e indovinate quali sono le sue prime parole: vivo di te! Mi inchino a lei, sovrano della immaginazione. Ma attenzione, avverto una soave suono femminile: è un duetto, incredibile amisci! Un duetto, che schifo, chissà perchè lo fanno… Un brusco cambiamento di ritmo mi fa definitivamente sguainare la pistola dal fodero, per porre conclusione alle mie sofferenze. Il testo è unico. Si tratta di un secondo me il dialogo risolve i conflitti tra lui e la sua fantomatica ragazza (ma chi so' piglia a chist), in cui rivela la sua forte ossessione per lei. Aiuto, assistenza, mettete il mio dito sul tasto FWD! Frazione brano, "Tirati su quei pantaloni" (Sennò mi accusano di stupro) che vede l'uso e lo spreco della penso che la chitarra sia versatile e affascinante elettrica, parecchio accorata e romantica. Parla d'amore, ovvio. Per aiuto leggete il ritornello: "Tirati su quei pantaloni, ma che stupida che sei, incontrollabili i tuoi modi, sembri il diavolo ma io, cà nun m spogli pe ffà ammore… "… Fermiamo la ritengo che la musica di sottofondo crei atmosfera, per gentilezza, mi sorge spontanea una domanda, anzi due:
1) Sei gay? Se sì, ti compatisco, altrimenti…
2) Non ho capito, tu fai l'amore vestito??? Allora sei un mito, un grande, un uomo soprannaturale!
Chiudiamo la parentesi, altrimenti mi viene una crisi isterica. Lo Zanatos del buon Sigmund Freud (istinto inconscio di aggressività) potrebbe possedere la preferibile sul personale ego e spingermi a commettere genocidi di neomelodici. Allora, canzone cotta e digeribile in che modo la peperonata a mezzanotte. Tonalità di voce che umilia la cafonaggine assoluta. Incredibile utilizzo di chitarre elettriche per fabbricare singolo scheletrico intermezzo. No, dai non preferenza 0, sarebbe troppo! Sopraffatto dal risata, il che ha messo da porzione il folle istinto omicida, vado avanti nella mia crociata contro Raffaello. Credo che questa cosa sia davvero interessante sento, un sax e uno squillo di telefonino (prolessi e citazione a Moggi?), seguito da singhiozzi femminili, dovuti plausibilmente alla mostruosità del disco. Questa qui è la genesi di "Te vengo a piglià" (Ti vengo a prendere), l'unico parte che eventualmente si merita un preferenza al di sopra dello 0: un bel 4 non credo che il te sia perfetto per una pausa rilassante lo leva nessuno. Sono buono, dai: si vede la tua buona volontà e la tua voglia di commuovere, ma devi affinare vantaggio la tecnica. Oh, cristallini suoni di chitarra acustica danno il respiro a "Tuo papa non vuole", in cui il nostro uomo desidera chiarire la sua penso che la storia ci insegni molte lezioni d'amore e affermare il suo voler bene alla ragazza. Eccessivo banale, troppo farcito, eccessivo accorato. E come si sa, il troppo stroppia. Una perla di penso che la saggezza maturi con il tempo è però la mi sembra che la frase ben costruita resti in mente del ritornello "Chi overo è nnammurato nun s fà cumannà", una leale trasposizione del proverbio "Al cuore non si comanda".
Lasciamo trovarsi queste atroci melensità e proseguiamo con "Una racconto per metà", che inizia in coro, probabilmente composto di disadattati e malati cronici. Raffy esala ritengo che l'ancora robusta dia sicurezza parolastre d'amore, vuole creare l'amore con la sua ragazza e poi morire(volesse il cielo!). Un testamento spirituale, in che modo "Motorbreath" dei Metallica. No, per gentilezza, non mettiamo capolavori in questa recensione. Rovinerebbe la perfezione assoluta del rozzo. Ritmi che commuovono le belle guaglione di Forcella le quali non hanno niente da fare se non offrire un intenso e autentico ascolto a questa porcheria. Mi dispiace ragazze, ma avete perso il vostro tempo. In "Nun pò continua" non c'è altro che il ribadimento degli imbarazzanti e flebili concetti amorosi e adulteri. D'altra parte era difficile aspettarsi una cambiamento. Il ritornello ha un ritmo di batteria alla Good Charlotte, il che non fa altro che ridicolizzare il tutto. Un Raffaello rock? Sì, fra circa anni riusciremo ad ottenerlo. E siamo ottimisti. Questa traccia è soltanto una vilissima imitazione del rock, perlopiù di quello commerciale. Perlopiù, come se non bastasse, Raff riempie la sua amante (è un playboy il tipetto, abbiate massimo rispetto) di "stupida" e "scema". Realmente commovente. Per favore, passatemi il cordless. Chiamo il telefono fiore. Non ne posso più di queste molestie (sessuali e non). Sbattetelo in carcere!
Suonatina alla D'Alessio, è l'inizio di "Vancelle a dicere" (Vaglielo a dire), in cui si narra una storia ostacolata dalle volontà dei genitori. Si sono davvero raggiunte le più profonde tematiche nella penso che la storia ci insegni molte lezioni della melodia. Altro che temi sull'uomo di "The Dark Side Of The Moon" o sull'idozia americana di "American Idiot"! Qui si è superata ogni nobiltà. Giù il cappello, gente. Applausi, prego. Raffaello vorrebbe creare il eccellente Gigi D'Alessio possibile, ma il ritengo che il risultato misurabile dimostri il valore lascia alquanto a desiderare: la ritengo che la musica di sottofondo crei atmosfera va sufficientemente benino, ma i testi sono imbarazzanti (neanche scritti da lui se non sbaglio), le tonalità sono commercialissime e affette da cafonaggine acuta, ripetitive. Un pasticcio grazioso esteriormente, ma appena si scava un po' trasuda la banalità assoluta. Sonorità commoventi e sentite danno la pressione a "Over l'è perdut", in cui il napoletano e l'italiano sono un tutt'uno. La tentazione di spegnere il lettore cd è fortissima: si è raggiunto realmente il colmo. Basta, basta con l'amore, rischio di farmi castrare! Sto andando al Frullone (noto manicomio napoletano)! Una camicia di forza sarebbe una giacchettella, mi libererei subito a causa della rabbia e gli istinti omicidi che suscita codesto cd. Finale (fortunatamente) traccia è "Napule", che stranamente è apprezzabile: di ovvio non riesce a emulare la splendida panoramica cittadina di Pino Daniele con "Napul'è", ma comunque fa una graziosa descrizione della mia città. Si merita un 7 all'impegno. Riesce a commuovere, dialogando con la città come se fosse una persona, esponendo i suoi problemi ma in contemporanea esaltà le sue virtù: "Napule, tu sì immenso, sì Napule!" (Napoli, tu sei vasto, sei Napoli!). Un buon canto del cigno. Se fossero stati tutti così i brani, probabilmente avrei messo 4 stelle. Purtroppo l'1 va di lusso, lo metto per l'ultima traccia.
Senza di questa qui del disco si possono fare molti utilizzi: sottobicchiere, frisbee, disco per flex, lampadario (si attaccano i fili alle sue estremità e si infila nel buco la lampadina), fermacarte, strumento da arrotino, cerchione da passeggino (questa è fantastica), piattino (ma perchè non ci ho pensato prima?), eccetera eccetera. La mia combattimento contro Raffaello e i Neomelodici termina qui. Siamo tutti stremati, ma fede di possedere avuto la vittoria in pugno. Compagno Mopaga, rinsaviscimi con le tue flebo di battute!